LIBER VITTORIO VENTURINI

Nato nel 1974 , la mia infanzia danzava tra l’incanto della carta e l’odore delle pagine che inseguivo nei sabati pomeriggio trascorsi nella bottega di legatoria di mio padre.

Mentre esploravo città italiane e oltre confine , mi sono imbattuto nel mondo straordinario dell’arte , un’arte in continua trasformazione che mi faceva sentire a casa ovunque fossi.

In particolar modo , ho iniziato a provare interesse per l’arte contemporanea, riuscendo a carpirne aspetti che non conoscevo e che non sapevo mi avrebbero svelato la strada per mondi intimi e interiori che di lì a poco avrei imparato a esplorare. Crescendo, un desiderio profondo ha cominciato a germogliare in me, la necessità di esprimermi attraverso questo linguaggio d’incanto, utilizzando la materia che mi era più familiare, la carta.

Da quel momento, l’arte è diventata mia fedele compagna, mia dolce e comprensiva amica, tramutando il mio gesto artistico in una piacevole consuetudine rimasta invariata negli anni. La carta, con le sue forme inaspettatamente fluide e i suoi segreti, ha lentamente tessuto il suo legame con la mia anima, portandomi nel 2011,ad intraprendere un progetto straordinario dove sperimentare il mio nuovo alfabeto poetico.

 

@Liber.art: liberare i libri dalle parole

 

Questo cammino artistico mi ha donato l’opportunità di scrutare dentro di me, di affrontare le tematiche che mi toccavano profondamente: l’evoluzione della comunicazione, l’economia circolare, la filosofia, la società, le metamorfosi del nostro tempo.

 

Liber, un nome che incede tra le dolci note del latino e il calore del vernacolo, abbraccia il significato stesso della più profonda e inafferrabile libertà.

Nel momento in cui li libero dalla loro condizione di scarti, i libri si trasformano nell’oggetto in cui trovo il mio riflesso, riconoscendo in essi il mio stesso destino di scarto, apparentemente incapace di sfidare la maestria tecnica, la perfezione e la velocità delle macchine. Tuttavia, nell’atto creativo, mi emancipo da i ruoli predefiniti, ascendendo al di sopra dell’ordinario e riscoprendo il legame con la mia essenza più profonda. Proprio come i libri, rinascendo, ritrovo nuova vita, svincolando la mia creatività e l’abilità di oltrepassare le limitazioni del quotidiano.


La Carta, in tutte le sue incarnazioni, diventa la mia musa, la mia fonte d’ispirazione. Tagli, fresature, strappi, piegature, sovrapposizioni e ricomposizioni sono le note con cui plasmo questo materiale, creando forme sempre nuove, melodie con cui sperimento la sua plasticità, costruendo il mio linguaggio.


Il Libro, da semplice strumento di comunicazione, si trasforma in protagonista della comunicazione stessa: non si limita più a narrare le storie scritte nelle sue pagine, ma diventa una storia in sé.

In un’epoca dominata dall’iconografia visiva, il libro, tradizionalmente custode di parole e immagini, si reinventa come un’icona in sé. Da questo oggetto carico di significato simbolico, scaturiscono nuove storie attraverso nuove forme narrative: quelle della materia e della metafora, un mondo di immaginazione evocato da questo artefatto.


Il libro, con la sua fragilità di carta e il suo potere di parole, richiama l’essenza umana, fatta di corpo e anima, e riflette la complessità della società nelle storie che ciascun individuo custodisce.

Può incarnare il dolore attraverso l’amputazione delle pagine o, in contrasto, la resilienza e la rinascita attraverso la creazione di opere dalla materia scartata. L’atto di amputare i libri, benché provocatorio e radicale, si trasforma in un gesto di rigenerazione e rinascita per il materiale, un gioco per donare nuova vita a un oggetto che cambia la sua funzione originale. Questo processo sfida il concetto tradizionale di scarto, non limitandosi agli oggetti materiali, ma ampliando il contesto alla trasformazione della comunicazione, all’analisi critica del libro e, in generale, all’evoluzione degli oggetti fisici in un mondo in costante mutamento. In questo gioco di distruzione e rinascita, mi identifico profondamente: io sono come un libro che, attraverso il suo processo di trasformazione, riscopre una nuova e affascinante identità.


Le parole racchiuse nei libri, sottoposte a un’elisione delicata, si trasformano in grafismi casuali: ormai prive della loro capacità di comunicare attraverso il significato etimologico e semantico, si manifestano piuttosto come segni, tratti e colori che emergono dopo che la carta è stata scolpita.

Queste texture diventano un codice, nuovi alfabeti da “leggere”, simili a geroglifici in un’era definita dai segni e non più dai binari binari 0 e 1.

Sono come segni di una fisica quantistica in cui l’informazione non può essere duplicata né clonata. I simboli diventano un richiamo all’intrinseca incomunicabilità delle esperienze personali: possiamo narrarle, ma non possiamo mai veramente trasmettere le emozioni intime che ognuno di noi custodisce nel proprio essere.


Il Liber Qubit, frammento di libro nato dall’effimero scarto, costituisce l’elemento cardine di molte delle mie creazioni: al suo interno, parole e immagini che sono state spogliate di significato diventano texture, creando un nuovo strato narrativo che mette in luce la natura materiale della carta e la sua infinita plasticità.

Nel suo nome ho voluto evocare i concetti della fisica quantistica, in cui il quantum bit rappresenta la particella elementare di un campo di forze: nelle mie opere, questo campo di forze è incarnato dalle parole tagliate, simbolo di una comunicazione in costante evoluzione.

Pertanto, il Liber Qubit si presenta come una molecola primordiale, un elemento singolo che racchiude i concetti fondamentali della mia poetica, un universo di significati in continua trasformazione.


L’ecosostenibilità è il cuore pulsante del mio progetto Liber.art. Per me, l’arte non può esistere senza la possibilità di dare nuova vita agli oggetti inanimati. Gli scarti sono la mia tela, la mia fonte d’ispirazione.

Ogni opera prende vita attraverso materiali di risulta, la carta, il cartone, i libri, la colla, la corteccia dei bancali, tutti trasformati secondo il mio estetico gusto e la necessità di comunicare temi a me cari, spesso legati alla sostenibilità ambientale e sociale.


Vedere, toccare, fiutare, “suonare”, trasformare , sono tutte esperienze sensoriali che si possono vivere avvicinandosi alle mie opere.

La carta offre un ricco ventaglio di possibilità sensoriali, esperienze che sperimento personalmente nel mio fare artistico. Grazie alle teche aperte e alle cornici di legno bifacciali che abbracciano e custodiscono le mie creazioni, ho il piacere di offrire al pubblico la possibilità di interagire con la stragrande maggioranza di esse.

Questa interazione coinvolge non solo la vista, ma tutti i sensi: il tatto, l’olfatto e persino l’udito, grazie al suono delicato della carta accarezzata.

Con alcune delle mie opere, è addirittura possibile cambiare la prospettiva visiva o modificare gli elementi al loro interno, un’occasione per “giocare” con l’arte stessa, personalizzarla e rinnovarla. In questo processo, il fruitore diviene anche coautore, in un’esperienza artistica che si rinnova ad ogni interazione.


Arte e processi industriali , a prima vista mondi distanti, si rivelano, in realtà, un binomio fecondo in un dialogo incessante all’interno del mio progetto.

Con crescente consapevolezza, riconosco la forza creativa e culturale sottesa a questa relazione.

La creatività, le competenze tecniche, la conoscenza dei materiali e gli spunti concettuali filosofici si fondono e si alimentano reciprocamente, generando nuove sinergie e opportunità.

Tale connubio è tanto profondo da sfidare la concezione tradizionale dell’arte, integrandola stabilmente all’interno delle classiche funzioni aziendali, alla pari del controllo di gestione, delle risorse umane e del marketing, tra le altre.

L’arte si trasforma in una nuova area d’interesse, capace di comunicare in modo coeso e autentico le pratiche aziendali legate ai temi ESG (Environmental, Social, Governance), ovvero il rating per misurare e supervisionare le performance di sostenibilità.

Questa connessione tra arte e industria dà vita a nuove prospettive sia per il mondo dell’impresa sia per l’arte stessa, gettando le fondamenta per un modello innovativo, che forse è più in linea con il modo italiano di concepire la progettazione e la produzione.

Questo rapporto tra arte e industria apre nuove vie per l’impresa e l’arte, trasformando le aziende in spazi di rigenerazione e bellezza, contribuendo così a plasmare un futuro più ispirato e sostenibile.

Liberare i Libri dalle Parole